Prestazioni: 10 giorni guida alpina
Prezzo: su richiesta €
Partecipanti: min. 5
Che bello, raggiungere la sommità di un cratere innevato a 5650 metri di quota.
Per fare questo bisogna acclimatarsi, così saliremo 3 vulcani:
– un facile vulcano, il Nevado de Toluca 4690 m
– il vulcano Iztaccìhuatl 5220 m chiamato anche la Dama Bianca,
– il vulcano più alto del Messico il Picco di Orizaba, che con i suoi 5650 m è anche la seconda cima dell’America settentrionale.
Programma vulcani Messico:
1. giorno: Dopo ca. 11 ore di volo si arriva alla Città del Mexico, che si trova a 2420 m., ottimo per acclimatarsi; è tra le città più grandi del mondo con 24.74.250 abitanti compresa la zona metropolitana. All’aeroporto ci verrà a prendere Pablito con il suo pulmino, un simpatico signore che parla bene l’italiano. Lui ci porta a San Juan Teotihuacàn che dista 55 km, dove alloggeremo e riposeremo (fuso orario -7h rispetto all’Italia).
2. giorno: Visiteremo l’insediamento Maya di Teotihuacàn. Si tratta di un sito davvero gigantesco, non meno indicativo delle rovine dell’Yucatàn. Nel pomeriggio partiremo per Toluca, 122 Km, dove alloggeremo.
3. giorno: Da Toluca in auto si sale il vulcano di Nevado de Toluca con i suoi 4690 metri di quota, ottima per acclimatarsi senza troppa fatica. Una strada sale per 48 km fino al cratere che contiene due laghi chiamati El Sol e La Luna. Si riparte per arrivare ad Amecameca 119 Km, paese situato nelle vicinanze del parco naturale dove si trovano i vulcani Popocatèpetl 5452 m e Iztaccìhuatl 5220 m. Alloggeremo in albergo.
4. giorno: Si parte in pulmino per entrare nell’Izta-Popo-National Park e raggiungere in circa un’ora il Paso de Cortes con il suo visitor-center vulcanologico. Da qui si percorre una pista per ca. 6 km fino ad arrivare al parcheggio chiamato La Joya. Qui parte la nostra escursione: in ca. 3,00 ore di cammino raggiungeremo il bivacco, dove passeremo la notte.
5 giorno: Salita al Iztaccìhuatl 5220 m (chiamato anche la Dama Bianca perché visto da Amecameca pare di vedere una dama sdraiata, con la testa il petto ecc.). In ca. 3,00 -4,00 ore si arriva in vetta attraverso la lunga dorsale. Dalla vetta non potremmo fare a meno di ammirare il vicino e famoso vulcano Popocatèpetl 5452 m, che purtroppo non è permesso di salire perché attivo. In lontananza si vede il nostro obiettivo finale: il Pico de Orizaba.
Si ritorna al bivacco, dove abbiamo lasciato l’attrezzatura superflua e dove riposeremo un pochino. Infine si riparte per raggiungere il parcheggio di La Joya dove Pablito ci porterà in 200 km alla città di Puebla 2160 m dove alloggeremo. La sera, dopo una cena messicana, si visiterà questa bella città che ha un centro meravigliosamente conservato e una straordinaria Cattedrale.
7 giorno: partiamo da Puebla con calma per raggiungere il paese di Tlachichuca 75 Km, situato sotto il vulcano, ottimo punto di partenza per il Pico de Orizaba. Da qui ci si affiderà alla SERVIMONT, dove sono ospitali e molto professionali. La Servimont utilizza come loro sede una vecchia fabbrica di sapone, davvero unica e piena di oggetti d’epoca. Qui possiamo lasciare il materiale superfluo, organizzare l’acqua, il cibo ecc. Alle 11,00 una Jeep ci porterà dopo ca. 30 km di pista, al rifugio del Pico de Orizaba a quota 4200 m. Il rifugio non è custodito e molto spartano: senza riscaldamento, senza cucina e senza acqua. Ma per fortuna possiamo portare tutto il necessario con la Jeep senza grosse fatiche.
8 giorno: salita dal rifugio alla cima con 1400 metri di dislivello
Partenza di buona ora in base alla capacità del gruppo. Il primo tratto del sentiero per circa 600 metri di dislivello è su pietraia, dopo si supera un breve tratto più ripido. Generalmente è presente della neve dura e si arriva in una piana a quota 4900 m. Da qui è visibile tutta la parte finale della salita.
Poco dopo inizia il ghiacciaio, che in base alle condizioni si presenterà con o senza neve. Senza neve e con ghiaccio duro è necessario avere una discreta padronanza con i ramponi, specie in discesa. Salendo, la pendenza aumenta, fino a quando si sbuca in prossimità del profondo cratere.
Da qui si sale la cresta dorsale verso destra e in breve ci si trova in vetta. La difficoltà maggiore è rappresentata dalla rarefazione dell’aria e dalla stanchezza per il superamento dei 1400 di dislivello. Dalla vetta non ci rimane che tornare al rifugio dove ci riposeremo un po’. Nel pomeriggio la Jeep a nostra disposizione ci riporta a Tlachichca e alla fabbrica del sapone, dove possiamo riposare, cenare e passare la notte.
Questo tipo di sistemazione equivale a un nostro rifugio: con letti a castello, docce calde all’esterno della struttura e ottima cena tipicamente Messicana che non significa per nulla piccante.
9 giorno: Pablito ci riporterà a Città del Messico 200 Km, dove alloggeremo. Il resto della giornata visiteremo la città: passeggiando sullo Zòcalo, tra imponenti palazzi d’epoca coloniale, visiteremo le famose rovine Azteche egli affreschi di Diego Riviera.
10 giorno: volo e rientro in Italia.
ulteriori informazioni utili per chi volesse andare da solo:
Iztaccìhuatl 5220 m
Da Amecameca in circa un’ora si arriva al Paso de Cortes. Si sale con il taxi privato oppure con il Taxi collettivo che però parte più tardi. Dal Paso si va a La Joya su pista di sabbia vulcanica per circa 6 km, dove si trova il parcheggio e finisce la strada. Questo tratto percorribile con qualsiasi auto non è servito né da taxi collettivi ne da mezzi pubblici. Quindi è importante concordarsi prima di partire con il taxi privato.
Si sale il facile sentiero ben evidente fino alla prima forcella dove si deve scendere sul lato opposto e proseguire lungo il sentiero, dalla forcella non salire come verrebbe istintivo fare. Si prosegue tra lunghe traversate e salite e brevi discese tra rocce nere e rosse in un paesaggio lunare, ma che assomiglia un pochino come tipologia di sentiero alle nostre Dolomiti. Non ricordo di aver visto dei segnavia salvo qualche grosso ometto,ma il sentiero è evidente. Si supera un tratto d’arrampicata facile e circa al suo termine si trova una croce metallica. Infine si prosegue per poi scendere al bivacco non custodito, sperando che non ci sia troppa gente. Non andate mai il sabato o la domenica!
L’indomani si parte superando per primo un pendio ripido che al momento vi farà faticare, ma al ritorno sarà un vero divertimento poter saltare giù agevolmente su questo ghiaione di roccia vulcanica. Si prosegue con l’illusione che la cima, che svetta sopra le nostre teste, sia quella giusta, ma non è cosi, purtroppo il percorso è molto lungo. Si prosegue tra ampie creste e svariati sali e scendi. Quando arriverete al ghiacciaio de Ayoloco a 5000 metri si mettono i ramponi per superare il facile ghiacciaio non screpacciato. Dal ghiacciaio la cima è visibile ed evidente ma ancora lontana come sviluppo. Le difficoltà alpinistiche in questo tratto sono in sostanza assenti.
Raggiunta la cima non vi resta che tornare sui vostri passi prestando attenzione a ricordare bene il percorso fatto in precedenza, perché le molte piccole tracce di molteplici errori di precedenti alpinisti, possono fare perdere tempo ed energie. Nelle foto troverete la cartina e le informazioni che siamo riusciti a prendere al Parco Izta-Popo.
dopo le fatiche si gode l’atmosfera tipica messicana ad Amecameca
Pico de Orizaba 5650 m
Periodo migliore: novembre – dicembre
Spesso nel primo pomeriggio si alzano delle nebbie, forse per questo motivo molti partono prestissimo. Il Pico è una meta molto ambita dai Messicani e dagli Americani quindi non andateci il sabato e la domenica non riuscireste a riposare bene al rifugio.
Il vento e il freddo possono essere molto intensi, ma non è assolutamente necessario avere un abbigliamento Himalayano.
Attrezzatura: vestiario caldo e una buona giacca vento, occhiali da sole, passamontagna per riparare il naso, berretto, due paia di guanti, pila frontale, ramponi, piccozza lunga, eventualmente imbragatura e corda da 10-20 metri, solo per la corda corta. Non sono necessari viti da ghiaccio, cordini e materiali vari per le manovre di sicurezza di recupero da crepaccio, perchè inesistenti. Una persona esperta e abbastanza preparata a mio avviso impiega dalle 4,00 alle 7:00 ore per raggiungere la vetta e circa 2,30 -3,00 ore per scendere. Molti Messicani e Americani impiegano per salire e scendere anche 16,00 ore.
Rifugio: edificio spartano senza materassi, senza coperte, esiste una sorgente nelle vicinanze ma non sono andato a vedere se c’è acqua, non ci sono né fornelli né gas per cucinare. I gabinetti sono rotti ed è meglio neanche avvicinarsi. Arrivando lì con la Jeep potete portare tutto il necessario senza fatica.
Affidarsi a un’organizzazione locale per raggiungere il rifugio. La pista è lunga 30 km partendo da Tlachichuca, non è possibile salire con una normale jeep, perché trovandosi a 4000 metri, è necessario avere molta cilindrata e s’incrociano numerose piste che non sono assolutamente segnalate. Noi abbiamo scelto la Servimont affidabile e corretta che vi può anche noleggiare l’attrezzatura: sacco a pelo, stuoini, fornelli gas, taniche per l’acqua, ramponi, scarponi, corda, piccozza ecc. Questa attrezzatura non è nuovissima ma è sufficiente. La partenza avviene alle ore 11,00 ca. da Tlachichuca e per il ritorno la Jeep vi aspetterà e sarà a vostra disposizione. I prezzi sono accettabili.
Dal rifugio si sale un primo tratto su una striscia di cemento, probabilmente era un tentativo di creare un comodo sentiero per superare la pietraia, ma la natura ha distrutto il loro tentativo.
Poco dopo si seguono le numerose tracce e ometti di pietra. Ogni tanto si vedono anche dei segnavia bianchi, che sono fosforescenti quando sono illuminati da una pila frontale. Molte cordate partono prestissimo verso le ore 1,00 e nell’oscurità non è facile rimanere sulla traccia più comoda, così si sono formate numerose varianti più ripide e faticose.
Arrivati alla prima neve, che si trova generalmente nel periodo indicato nel primo tratto ripido che s’incontra, è meglio calzare subito i ramponi. Superato il tratto nevoso, si arriva in breve a un pianoro, dove è possibile anche piazzare delle tende. (Vedi cartina)
Dalla piana si sale leggermente verso destra passando sotto il roccioso monte Sarcofago 5080 m per poi salire su dritti a sinistra senza possibilità di sbagliare.
In base alle condizioni della neve, le difficoltà di questo tratto possono variare di molto. Se completamente ghiacciato e privo di neve, è importante avere una buona tecnica con i ramponi specialmente in discesa. Anche se la pendenza non supera mai i 40°, lo scivolo ha una lunghezza di circa 600 metri. La pendenza aumenta con il salire ed è sicuramente l’ultimo tratto prima del cratere quello più ripido. Dal cratere si sale verso destra e con 50 metri di dislivello si raggiunge la sommità.